Spiagge libere, sicure e senza barriere. Un passo doveroso per una grande città
Alboresi: «Amareggiata dalle polemiche sterili e menzognere»
“Fino a che tutti non sono liberi, nessuno è libero”. Mi amareggia molto leggere le polemiche sterili che si sono scatenate attorno all’iniziativa “Spiagge libere, sicure e senza barriere”, sia perché i contenuti delle stesse sono menzogneri (i costi reali sostenuti dall’amministrazione sono accessibili a chiunque), sia perché riteniamo l’abbattimento delle barriere e l’accoglienza sulle spiagge pubbliche per i diversamente abili una conquista, collettiva, di civiltà e libertà. Un primo passo doveroso verso la normalità di una grande Città di mare.
Un mare che abbia barriere è un ossimoro: una spiaggia che non possa essere frequentata dalla totalità della cittadinanza è una sconfitta. Era, ed è, doveroso dare la possibilità anche ai diversamente abili di vivere il mare e la spiaggia in sicurezza, dotandosi, perciò, delle consulenze di professionisti e di tutte le infrastrutture necessarie (che peraltro rimarranno nei beni dell’Ente): che, parrà incredibile, hanno costi.
Il progetto rientra nel più ampio percorso intrapreso per ottenere il riconoscimento della “Bandiera Blu: tra gli elementi essenziali, infatti, rientrano il servizio di salvataggio e l’abbattimento delle barriere architettoniche, con spiagge libere attrezzate per i diversamente abili. Non solo quindi parametri strettamente ambientali, lo chiarisco a beneficio dei tanti che si sono scandalizzati ritenendo tale aspetto slegato dal prestigioso vessillo.
In un Paese dove il denaro pubblico viene sprecato a fiumi, sarebbe bello, ogni tanto, riconoscere quando lo stesso viene invece investito per restituire dignità non solo ai destinatari naturali delle iniziative, ma a tutta la cittadinanza.
Perché fino a che tutti non sono liberi, nessuno lo è.
ALESSIA ALBORESI
ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI