DISSESTO IDROGEOLOGICO, SERVONO FONDI MA SOPRATTUTTO SEMPLIFICAZIONI

STASI: «Si diano ai sindaci funzioni straordinarie»

 Si è riaperto nel paese il dibattito sulla questione del dissesto idrogeologico come accade dopo ogni tragedia. Il rimpallo delle responsabilità politiche corre parallelo a quello delle prossime misure da adottare. Il ministro Pichetto si lascia andare a dichiarazioni forti, tra le quali spicca “in galera il Sindaco e chi lascia costruire”: frase ineccepibile ed anche profetica dal momento che individua già un colpevole e la sua pena.

 

Al di là delle esacerbazioni del momento, frasi da far ingerire allo stomaco, da sindaco di una città molto fragile sotto il profilo idrogeologico e che solo sette anni fa ha subito un evento alluvionale tremendo – che solo per miracolo non ha mietuto vittime – credo che si stia sbagliando nuovamente, per l’ennesima volta strada, tema, soggetti, tutto.

 

Prima cosa, servono fondi. Certo, chi può negarlo? Per “rammendare” l’Italia, come ha scritto Renzo Piano, servono miliardi: così dovremo aspettare il febbrile lavoro degli uffici finanziari del Governo che, nel corso dei mesi, troveranno qualche fondo da togliere ad altre missioni fino a quando non ci sarà una nuova emergenza che richiederà di spostarli di nuovo sulle missioni originarie.

A mio avviso la ricerca di fondi sarà totalmente inutile se non si attuano semplificazioni serie, e posso dimostrarlo. L’Italia è il paese delle scatole vuote create nelle emergenze, e mai riempite. Ve lo dimostro. Un esempio? Il fiume Crati, una delle più importanti emergenze regionali, che soltanto pochi anni fa ha superato gli argini devastando chilometri di terra, case, imprese. Fondi stanziati, 8 milioni di euro, fondi per lo sviluppo e la coesione. Inizio previsto dei lavori, novembre 2019. Stiamo ancora aspettando.

Nel frattempo, come sindaco sono dovuto intervenire più volte, in emergenza, per mitigare i danni e rafforzare gli argini, spendendo altre risorse e comunque non realizzando un lavoro definitivo.

Ma il Crati è la punta dell’iceberg. Il Commissario Straordinario per la mitigazione del dissesto idrogeologico ha un costo complessivo quasi 500 milioni, e gestisce risorse per investimenti sulle infrastrutture per 475 milioni di euro. La percentuale di progetti conclusi è dello 0%. Non è un errore o una semplificazione: zero percento. Sono passati governi nazionali e regionali di ogni colore: possibile che commissari ed i soggetti attuatori siano tutti scarsi o c’è qualche difficoltà di attuazione? Per me, la seconda e ne sono testimone.

Non appena ci siamo insediati abbiamo intercettato circa cinque milioni di euro di fondi sul dissesto idrogeologico. Con tutti gli sforzi possibili ed immaginabili, tra carenze di personale ed iter autorizzativi ed amministrativi, una parte di quei fondi siamo riusciti ad investirli in opere soltanto quest’anno, dopo tre anni. Vista la tematica, ci abbiamo messo un’era. Altri fondi, interventi altrettanto importanti, sono ancora fermi.

Vale anche per la messa in sicurezza degli edifici: scuole, caserme, edifici comunali. Come si può immaginare che la messa in sicurezza di edifici come questi segua le stesse, lunghissime, sclerotiche procedure di qualsiasi altra opera pubblica? Nel mentre, cosa si dovrebbe fare, chiuderli tutti?

Un’ultima riflessione sulla lotta all’abusivismo, oggetto della dichiarazione del Ministro che sicuramente va comunque contestualizzata e ben interpretata: fate un salto nei nostri uffici, contate i tecnici dell’urbanistica o gli agenti della pattuglia edilizia – per quei comuni in cui la pattuglia edilizia esiste – e metteteli in relazione al loro carico di lavoro. Non fatemi ridere. Il Ministro Brunetta aveva avviato un piano per il rafforzamento di determinati uffici in funzione del PNRR: ad un comune come Corigliano-Rossano ne sono arrivati tre, di cui uno ha rinunciato. Per un lavoro discreto ne sarebbero serviti un centinaio. Intanto il nostro ufficio Risorse Umane manda avanti e prova a smaltire con grande fatica tutte le procedure di concorso che abbiamo pianificato fin dal 2019.

Anche in questo caso, se è vero – come tutti i Neoministri hanno ribadito a Bergamo, nel corso dell’Assemblea Nazionale ANCI – che i sindaci sono la sentinella dello Stato sul territorio, è evidente che le sentinelle solitarie, senza un esercito di tecnici, amministrativi, agenti di polizia locale, possono presidiare ben poco. Servono semplificazioni.

Sarò di parte, ma credo che in Italia l’unico soggetto istituzionale in grado di intervenire con efficacia su questo tema siano i sindaci, i quali però hanno bisogno di fondi, ma anche e soprattutto di strumenti – straordinari ed ordinari – che consentano di superare la burocrazia e di abbattere i tempi di intervento.

L’Italia può uscire da questa situazione solo se si torna ad investire nella fiducia tra le istituzioni e serve che i governi si fidino dei sindaci e diano loto la possibilità di “rammendare” il proprio territorio con forza, con funzioni straordinarie vere e non di facciata. Se ci sarà chi sbaglia, chi approfitterà di questa fiducia, pagherà, ma sarà uno su cento: nel frattempo gli altri novantanove avranno salvato vite, territorio e patrimonio.

 

FLAVIO STASI
SINDACO DI CORIGLIANO-ROSSANO

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