Speravo servissero per annunciare qualcosa di importante, ed invece leggo che il tempo di una importante istituzione nominata è stato impiegato ancora per cercare di scaricare le proprie responsabilità su istituzioni elette.
Se in questi anni ci fosse stata per gli atti concreti metà dell’impegno profuso in comunicazione su questa vicenda, a quest’ora non avremmo solo Baker Hughes nel porto: avremmo anche la banchina crocieristica, il diporto, l’alaggio e varo ed un centro commerciale.
A volte per spiegare cose complesse è inutile fare due ore di comizio senza contraddittorio, bastano delle semplici domande.
In che data Baker Hughes ha fatto istanza ZES? Metà dicembre. Con quale conferenza dei servizi è stata rilasciata l’autorizzazione? Quella di fine ottobre. Può una autorizzazione essere concessa con una conferenza dei servizi convocata prima dell’istanza? Nella repubblica delle banane, si. Qui no: fine della storia. Altro che foglie di fico.
Inutile evocare congiure politiche e complotti: il Comune ciò che non andava bene non lo ha detto al bar, ma lo ha messo nero su bianco più volte. La mancanza di conferenza dei servizi l’abbiamo sottolineata dal 27 febbraio: per quale assurda ragione in otto mesi non sia stata convocata è un mistero, ma di certo la responsabilità è totalmente della Autorità Portuale e dell’immobilismo del convitato di pietra: la giunta regionale. Ci siamo persino assunti la responsabilità, nero su bianco, di proporre un protocollo per le banchine che non interessavano Baker Hughes. Tutto vano. “Se, come no, poi vediamo”.
Addirittura, oggi è stato tirato in ballo il mercato ittico: un pastrocchio amministrativo da guinness, combinato ovviamente in passato, ma che non c’entra assolutamente nulla con questa vicenda, perché sono sopraggiunti la delimitazione portuale del 2015, la procedura di incameramento, i tavoli istituzionali in Capitaneria e molto altro.
Persino con la statua di San Francesco è stato necessario fare questa procedura, ma che c’entra con questa vicenda? Nulla. Mi pare si voglia nascondere il colore del cielo, dipingendo di azzurro un rottame. Siamo seri.
Il futuro del Porto ed il rispetto delle procedure sono questioni che abbiamo sollevato, apertamente, perché ricadono nelle prerogative di ogni ente, in particolare del Comune, che devono essere rispettate: qualcosa a cui l’Autorità Portuale temo non sia abituata.
Si prenda esempio da altri: a volte piuttosto che provare a scaricare su terzi, sarebbe stato più utile il silenzio.
Di certo la favola di una procedura impeccabile e dell’”effetto psicologico” del ricorso di una umile amministrazione comunale, non sta in piedi. Sostenerlo è semplicemente imbarazzante.
Ciò che resta è un Porto ancora senza una pianificazione, senza uno sviluppo, con una Autorità Portuale che altrove finanzia di tutto e da noi non mette a terra nemmeno i progetti programmati da anni e se è così, di certo, chi lo ha amministrato negli ultimi nove anni, nominato e non eletto, ha quasi tutta la responsabilità.
Serve una nuova stagione fatta di condivisione, di sviluppo e di progetti concreti: ciò che finora non è stato possibile.
IL SINDACO
FLAVIO STASI