TRIBUNALE. Lettera aperta alla delegazione parlamentare e regionale del territorio

«Sostengo apertamente la vostra azione, ma sono preoccupato. Non rischiamo di chiudere il Tribunale prima di aprirlo»
Si apra un tavolo istituzionale permanente

 

Illustri parlamentari e consiglieri regionali,

scrivo pubblicamente questa lettera aperta dal momento che, come sempre, le mie posizioni sono note alla comunità e senza retropensieri di qualsiasi tipo.

Come ho ripetuto più volte in questi giorni – e credo si tratti di un caso piuttosto raro nel panorama politico territoriale – sostengo apertamente l’intera delegazione parlamentare del territorio che intende perorare la causa della revisione della geografia giudiziaria, senza dare alcun peso a ragionamenti politici e di schieramento.

La causa del tribunale è del territorio, della città, dell’intero arco politico-istituzionale, e richiede l’impegno e la sinergia di tutti. Ecco perché continuo a rifuggire da qualsivoglia polemica né colgo eventuali polemiche di altri nei confronti dell’Amministrazione Comunale: credo sia questo l’esempio ed il messaggio più importante che una classe dirigente autorevole, moderna, giusta debba lanciare su temi tanto fondamentali.

Per le medesime ragioni non comprendo e non posso che esprimere preoccupazione per l’orientamento espresso finora da parte di chi sostengo apertamente e senza riserve, ovvero la delegazione parlamentare, che sembra volersi discostare o contrapporre alla semplice “strategia della coesione” a cui l’Amministrazione intende attenersi rigidamente.

Sappiamo tutti piuttosto bene come non sia necessaria alcuna delibera per sancire la disponibilità di un immobile già destinato a edilizia giudiziaria, così come è ancor più pacifico che in questa fase qualsiasi tipo di atto non abbia alcuna rilevanza formale: non solo non vi è alcun atto parlamentare approvato con qualsivoglia riferimento alla disponibilità degli immobili, ma di fatto non è nemmeno iniziato l’esame presso le competenti commissioni. Non vi è dubbio alcuno su tali aspetti.

Non è la prima volta che vengono richiesti mediaticamente, probabilmente per strategie politiche troppo articolate per la mia modesta comprensione, atti superflui.

Era già accaduto e continua ad accadere per altre vicende, come per la Statale 106 e non senza qualche fisiologica imprecisione tecnico-amministrativa, che nell’ambito di una sana dialettica politica vengano richiesti all’ente comunale atti inutili o semplicemente inopportuni, ma tale circostanza mi lascia indifferente per un semplice motivo: con molta caparbietà ed un po’ di fortuna, l’Amministrazione Comunale – anche grazie a tardive ma importanti sinergie istituzionali – è stata già capace di chiudere quella partita e mettere in cassaforte il risultato.

Proprio in questo aspetto si coglie la profonda differenza tra altre vertenze e quella del tribunale, ed è proprio su questo che si basa la mia profonda preoccupazione ed il sincero rammarico, civile prima che istituzionale, nel cogliere azioni fuorvianti o che non servono alla causa comune.

Altre volte abbiamo assistito ad inutili tam tam mediatici nei quali si narrava di una meta ormai prossima o addirittura raggiunta.

Ebbene la storia ci insegna che, mentre il nostro territorio si divideva tra guelfi e ghibellini apparentemente trionfanti, altrove – nel silenzio – si facevano beffa di tanta superficialità ed ottenevano risultati concreti a nostro discapito. Non è mia intenzione assistere né consentire il ripetersi di un tale scenario.

Da primo sindaco della città unica, nel ribadire a nome e per conto dell’intera comunità il pieno sostegno alla azione parlamentare e regionale finalizzata al ripristino del Presidio di Giustizia, vi esorto allo stesso tempo a mettere da parte inutili iniziative mediatiche e ad impiegare congiuntamente ogni energia, ogni risorsa, ogni momento nell’azione istituzionale finalizzata al raggiungimento del risultato comune, che non è affatto scontato e non lo sarà fino all’ultimo secondo.

Tale obiettivo richiede la totale e concreta sinergia istituzionale, da costruire con il confronto serrato e scevro da strumentalità o calcoli elettorali, e che possa introdurre – unitariamente – tutte le azioni possibili per rendere percorribile tale cammino.

Chi si illude di poter affrontare ed esaurire da solo o con iniziative estemporanee un argomento che – nel recente passato – ha sollevato la feroce ed ostile mobilitazione di poteri forti e trasversali del Paese, rischia di far perdere al territorio l’importante e forse unica occasione che avremo per rimarginare la sanguinolenta ferita aperta dieci anni fa. Intendo dire che si rischia di chiudere nuovamente il tribunale prima ancora di ri-aprirlo.

Il mio è un appello breve, chiaro, pubblico, trasparente, senza tatticismi di sorta, ancora una volta rifuggendo da facili e sterili polemiche e confermando la disponibilità al confronto e lavoro unitario, anche mediante la costituzione o la semplice partecipazione ad un tavolo istituzionale permanente per la revisione della geografia giudiziaria e per l’istituzione del tribunale di Corigliano-Rossano.

Auspico che le iniziative mediatiche lascino finalmente spazio al lavoro condiviso ed alle concrete iniziative istituzionali: diamo l’esempio per riscrivere la storia del territorio.

IL SINDACO
FLAVIO STASI

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