Esprimo seria e profonda preoccupazione dopo aver letto le inquietanti dichiarazioni del Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, in primis per il contenuto.
Una istituzione che definisce “vizio di forma” l’assenza di conformità urbanistica di un’opera in pratica cestina, con un tratto di penna, decenni di legislazione sulla pianificazione territoriale, probabilmente il più importante strumento della PA: sarebbero contenti di una tale bizzarra interpretazione centinaia di migliaia di trasgressori per opere abusive, ovvero dannose e pericolose per il territorio e per chi le sfrutta.
Credo, sinceramente, che l’Autorità di Sistema piuttosto di esprimere concetti tanto astrusi, in questi mesi avrebbe dovuto e potuto recuperare 30 anni di inerzia imbarazzante, ovvero la mancata realizzazione di un Piano Regolatore del Porto a 30 anni esatti dall’entrata in vigore della Legge 84 del 1994, lavorando alla stesura del Documento di Programmazione Strategica e del Piano Regolatore, percorsi sui quali invece si continua a restare ingiustificatamente immobili.
Eppure l’Amministrazione Comunale ha richiesto specificatamente di ottemperare a questo obbligo di legge (il PRP non è un orpello) mettendo in campo dei contenuti precisi: dalla banchina crocieristica da realizzare con la stazione di accoglienza e l’accesso dedicato alla banchina 1, eliminando l’attuale occupazione di merce alla rinfusa, alla darsena dedicata alla pesca, fino alla realizzazione di moli per il diporto nell’area dove l’Autorità aveva previsto la banchina crocieristica, fallendo anche in quel caso (l’Amministrazione Comunale aveva espresso forti perplessità al riguardo).
Ricordo che l’assenza di Piano Regolatore Portuale implica la totale assenza di pianificazione; quindi, di prospettive di sviluppo alle quali lavorare per il nostro porto, e non a caso ci si aggrappa disperatamente ad iniziative sporadiche ed esterne, per le quali l’Autorità come altre istituzioni non hanno alcun ruolo, sperando che queste possano sopperire alle proprie profonde lacune.
Se invece il “vizio di forma” sarebbe riferito all’assenza di Conferenza dei Servizi finalizzata al rilascio dell’Autorizzazione Unica, ricordo che tale concetto attiene alle fondamenta della trasparenza nella PA, poiché gli enti – in rappresentanza di interessi diffusi – avrebbero dovuto esprimere i propri pareri finalizzati ad un atto, l’Autorizzazione Unica ZES appunto, che ha una portata titanica rispetto alla semplice concessione demaniale.
Ma anche da questo punto di vista si tratta del tentativo maldestro di nascondere il fatto che da Ottobre 2023 ad Agosto 2024 l’ADS non ha inteso convocare una apposita e regolare conferenza dei servizi, per la quale sarebbero bastati 45 giorni: in pratica avrebbe potuto convocarne quattro.
Ma davvero in altre istituzioni, magari elette e non nominate dall’alto, avremmo tollerato silentemente una tale inerzia diffusa, prolungata e profonda? Mi chiedo come si possa giustificare, per esempio, che prima del 2015 la stessa Autorità Portuale avesse dato incarico per la realizzazione di un Piano Regolatore, già preparato e pagato con i soldi dei cittadini – per altro bellissimo e condiviso dall’AC – che l’allora neocommissario però, ovvero l’attuale Presidente, cestinò consegnandoci altri 9 anni senza pianificazione.
Trovo ancor più inquietante definire i termini del ricorso di un altro ente pubblico “dilatori”, un termine che personalmente non userei mai nemmeno nei confronti di un privato: cosa si intende? Che l’Amministrazione Comunale, piuttosto di difendere gli interessi della comunità, si occupa di dilazioni? Credo che questa espressione insinuante rappresenti il livello istituzionale più basso mai toccato in questa vicenda, ed è un tema che per altro smentisco totalmente anche nel merito, per il quale l’ADS esprime concetti giuridicamente alieni.
Proprio l’assenza di una qualsiasi forma di sospensione cautelare, infatti, implica che al momento l’Autorizzazione rilasciata dall’ADS nei confronti di Nuovo Pignone è valida a tutti gli effetti, e quindi il ricorso ha tutte le valenze possibili, tranne quella dilatoria. Ricordo, inoltre, che l’Amministrazione non ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo ma al Capo dello Stato, proprio per dare alla ADS ulteriori 30 giorni per rispondere agli interrogativi posti dal Comune (che ha effettuato più richieste per evitare specificatamente di essere costretti al ricorso) o magari per convocare l’apposita conferenza dei servizi: una attesa purtroppo vana.
Inoltre, è necessario specificare come l’Amministrazione da mesi, già da prima della campagna elettorale, ha posto come base della discussione la volontà di fare insediare questo importante soggetto industriale nel retroporto e non nell’area portuale. Tale valutazione ovviamente non può trovare favorevole chi, dopo aver evidentemente offerto garanzie senza contenuti, al di fuori della delimitazione portuale non ha alcuna competenza e diventa dunque un attore del tutto secondario, in un processo però che riguarda l’intero territorio e per il quale evidentemente si devono contemperare con equilibrio e concretezza più interessi, dalla occupazione alle prospettive di sviluppo fino al paesaggio, compito che – di fatto – l’Autorità di Sistema non è stata in grado di svolgere.
IL SINDACO
FLAVIO STASI