Per risolvere i problemi non servono ricette magiche ma strumenti

Stasi: «La Provincia sarà uno degli strumenti del territorio unito»

Come accaduto spesso sul nostro territorio, rispetto a proposte finalizzate a restituirci dei diritti negati (perché di questo si tratta) siamo noi stessi che ci contrapponiamo ponendo l’attenzione su altri problemi. È una sorta di sindrome di Stoccolma collettiva: c’è sempre qualcos’altro da fare prima, così da non fare nulla.
Se si parla di aeroporto, bisogna pensare alle strade; si parla di strade e vanno fatte prima le ferrovie; si parla di alta velocità, ma che senso ha se mancano gli ospedali? Si parla di parla di Azienda Ospedaliera dello Ionio, ma bisogna pensare ai medici e così via. Siamo così abituati a non avere diritti, che lavoriamo per non averli.
Non dobbiamo fare questo errore per la Provincia, che non è la panacea di tutti i mali perché questa panacea non esiste, ma è uno strumento istituzionale che implica servizi ma, soprattutto, che aderisce alla realtà socio-politica di quest’area: un fatto oggettivo finora negato dalla storia.

Ho letto dibattiti di carattere tecnico-giuridico, assolutamente legittimi, ma la domanda iniziale non è “cosa serve per fare la Provincia” ma nell’ambito calabrese e meridionale, “ha senso la provincia della Sibaritide”? C’è un tessuto socio-politico ben definito? C’è un’area territoriale complessa che necessità di amministrazioni di prossimità? C’è una rilevanza economica, storica, culturale, geografica che potrebbe raggiungere maggiore competitività se organizzata anche sotto il profilo amministrativo ed istituzionale? La risposta è SI. Da questo si deve partire, perché le Istituzioni devono partire dalla realtà.

Questi sono gli aspetti, che sarebbero stati già riconosciuti dalla Storia se avessimo avuto maggiore lungimiranza in passato, come accaduto a Crotone e Vibo Valentia, che devono essere fatti valere nell’ambito della giusta e condivisa rivisitazione del ruolo e della struttura delle Province, ovvero nella riforma della Legge Delrio, che deve considerare anche l’esigenza di una articolazione istituzionale efficiente. Ecco perché questa non è una battaglia contro l’attuale capoluogo, al contrario: una provincia efficiente serve ai territori, tutti! A cascata questo riguarderebbe anche altre strutture istituzionali e servizi.

Sono felice del dibattito che si è innescato e dei tanti interventi, a prescindere dal merito, da parte di colleghi sindaci, amministratori di oggi e di ieri, forze sociali. Da questo punto di vista, il lavoro di raccordo territoriale ed istituzionale potrà partire al più presto con la piena funzionalità della Commissione Consiliare, insieme a tutti coloro che, di tutti i territori, se ne vorranno occupare, partendo da un presupposto: nessuno vuole pennacchi o primogeniture, almeno a Corigliano-Rossano.

L’attuale classe politica, a prescindere dagli schieramenti e dai Comuni, dimostrerà di saper scrivere una storia diversa dal passato se baderà agli obiettivi e non ai pennacchi; se guarderà ai servizi per i cittadini e non ai confini comunali. La fusione che ha fatto nascere Corigliano-Rossano è stata una sfida altissima: la voglia di altri territori di emularla dimostra che quella sfida abbiamo saputo vincerla. Quella della Provincia è un’altra altissima sfida: dobbiamo saperla affrontare tutti insieme.

 

IL SINDACO
FLAVIO STASI

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