LA PROVINCIA HA APERTO FINALMENTE UN CONFRONTO SUL MODELLO ISTITUZIONALE

Stasi: «Affrontiamolo a viso aperto»

Leggo quotidianamente, con enorme rispetto ed interesse, gli interventi di tantissimi amministratori rispetto al tema della Provincia che abbiamo avuto il coraggio di aprire alcune settimane orsono. Devo dire con piacere che quasi tutti sono positivi e segnano un cambio di passo nella consapevolezza di un territorio che non è più chiuso nei propri confini comunali ma che si vuole muovere insieme.

Ora credo sia giunto il momento di rilanciare questo tema come di interesse generale, perché non riguarda solo le province o la Sibaritide ma il modello istituzionale che pensiamo sia il migliore per la nostra terra.

In primis sgomberiamo il campo da obiezioni a mio avviso confuse, per esempio che la Provincia non sarebbe prioritaria rispetto a questioni più importanti come sanità, infrastrutture ecc. Chi può non dirsi d’accordo, ma siamo di fronte alla scelta di istituire la provincia o realizzare il gemello del Sant’Orsola a Capo Trionto, perché sono due piani diversi. Le istituzioni non sono soluzioni, ma strumenti per raggiungerle. Del resto, se dovessimo giudicare le istituzioni rispetto alle soluzioni realizzate, sul tema della sanità dovremmo abolire la Regione, il Governo e la Commissione Europea, altro che provincia.

Questo eterno cercare “qualcosa di più grave” che puntualmente non risolviamo non ha fatto altro che aggravare la situazione in tutti i settori, ed è evidente come sia il tessuto istituzionale inadeguato ad offrire delle risposte. Scatola vuota? Oggi tutte le province sono scatole vuote (si vede dallo stato nel quale versano le strade provinciali), se non fosse che garantiscono la presenza di altre istituzioni comunque importanti, ma comunque è ovvio che il tema della istituzione di una nuova provincia si pone esclusivamente in relazione alla possibile rivisitazione della Legge Delrio quindi al ritorno di ruolo e funzioni delle Province elettive.

Ma soprattutto il tema della Provincia credo possa portare l’intera regione a ragionare su che tipo di modello di governo è maggiormente adatto alla Calabria, in una fase durante la quale a livello nazionale tentano di abbattere persino il ruolo della scuola come motore universale ed omogeneo dell’intero paese (è uno dei possibili terreni di applicazione della Autonomia Differenziata) mentre a livello regionale si tende ad accentrare qualsiasi cosa, dai rifiuti alla sanità, dai consorzi di bonifica all’idrico, certificando come la Regione ormai non sia affatto un ente di indirizzo ma puramente di gestione (soprattutto del potere).

Il risultato è sempre lo stesso: depotenziare le uniche istituzioni che stanno sul territorio ed alle quali i cittadini riescono a rivolgersi, ovvero i Comuni e le Province. Qualcuno ha notato dei miglioramenti nell’accorpamento delle ASL in poche ASP? Qualcuno mi sa dire se determinate attività hanno funzionato meglio dopo l’abolizione delle Comunità Montane ed il relativo accentramento? O vogliamo parlare del recente accentramento dei Consorzi di Bonifica? Ma soprattutto tutti questi accorpamenti hanno effettivamente sanato i bilanci? A mio avviso la risposta è sempre no.

Ecco perché rilanciando l’antico tema della Provincia della Sibaritide-Pollino credo si debba ricominciare a parlare di un tema che riguarda tutti, da Tortora a Cariati, da Laino Borgo a Melito Porto Salvo: l’assetto del governo del territorio, per il quale è necessario avere il coraggio – almeno in Calabria – di rivendicare una inversione di tendenza, che non significa trovare le soluzioni ai nostri tanti problemi, ma costruire gli strumenti che ci servono per risolverli.

E se costano due lire di più, con tutto il rispetto, si verifichi quale è la spesa procapite dello Stato centrale in ogni settore esistente rispetto a qualsiasi altra regione italiana, e lì si troverà qualcosa di più di due lire.

 

 

IL SINDACO
FLAVIO STASI

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